by Paola Leoncini

Il luogo era ideale: un vasto parco pubblico, un polmone verde fra edifici non tutti di aspetto e condizioni perfette, un posto ottimo per aprire e montare i propri stands, al coperto dei quali sistemare la merce da esporre e perché no, anche da vendere.

Un viale del Parco Palatucci

Che tipo di merce? Prodotti per lo più alimentari ma di qualità, non garantita da brands di largo consumo, bensì dalla provenienza, cioè, dalla natura stessa. Pane, dolci, formaggi, frutta e verdura di origine biologica, manipolati solo dalla fantasia e dalla creatività dei produttori: pane con olive o con erbe aromatiche, dolci alla carota, biscotti alla barbabietola rossa e peperoncino, birra al farro e un grosso banco di frutta e verdura, con casse di fragole il cui profumo si spandeva per tutto il parco.

gli stands della fiera

Molti visitatori sono usciti dalla Fiera della Biodiversità con casse e sacchi pieni di ogni bendiddio  Spesa già effettuata anche per i prossimi giorni, forse fino a oltre Pasqua, sotto uno splendido e caldo Sole veramente primaverile; una bella e gaia festa di colori, odori e sapori genuini, provenienti da cibo, ma anche da fiori e piante da  giardino o terrazzo.

Ed in mezzo all’ allegro vociare degli standisti, che chiacchieravano del più e del meno, si riparavano dal Sole, e riparavano la loro merce sotto i teli bianchi o blu dei loro gazebo, dall’interno di una tenda bianca a cono, defilata dal “mercato” , quasi a voler specificare il differente scopo del suo esistere, perveniva la voce, ampliata tramite un microfono, di un conferenziere che aveva richiamato sotto il cono bianco un piccolo manipolo di spettatori intrattenendoli sul panorama di difficoltà che l’ economia italiana, ma anche europea, è da tempo costretta ad affrontare per rimanere a galla, cercando di contrastare la politica aggressiva delle economie estremo-orientali e del Terzo Mondo in generale.

la “sala conferenze”

Fra una cassa di carciofi ed una di fragole, molti visitatori della Fiera si sono fermati sotto il “tepee” per ascoltare altri conferenzieri che si sono succeduti al tavolo degli oratori, intrattenendo la platea con la situazione drammatica del Bosco del Foglino e poi ancora con i vari problemi economici mondiali, mentre i bambini di ogni età scorrazzavano beati e felici sui prati punteggiati di margheritine bianche e gialle, sulla pista di pattinaggio e, più lontano, nel campetto di calcio e basket.

Ad introdurre una delle file degli stands, c’era anche il gazebo chiaro di Legambiente, che non vendeva cibo, bensì idee e suggerimenti per tentare di rendere il mondo, migliore. Lo scopo della sua presenza era, oltre a fornire informazioni su fiera ed ambiente, quello di sensibilizzare i visitatori sul selvaggio ed iniquo sfruttamento del suolo, mettendo a disposizione un foglio ove apporre la propria firma come segno di consenso all’iniziativa. Più di una persona, per fortuna, ha raccolto il messaggio.

il gazebo di Legambiente

Il Parco Palatucci è senza dubbio un posto ideale per ospitare manifestazioni di questo genere. È una bella oasi verde, con prati e vari tipi di alberi, attraversato dal piccolo fiume Loricina che dà il secondo nome con cui il parco è noto ai Nettunesi, ma anche a chi abita tutta la zona di Nettuno ed Anzio.

E gli addetti alla manutenzione del luogo hanno voluto conferire un ulteriore tocco di creatività, unita ad un implicito invito al riciclaggio di materiale, solitamente scartato, utilizzando i copertoni delle ruote di veicoli, dipingendoli in tinte sgargianti, decorandoli con disegni geometrici e usandoli  come fioriere.

le fioriere del parco

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